Stomachion

sabato 13 settembre 2014

Lo zio Oswald e il Roald Dahl che non ti aspetti


Mia sorella mi ha ricordato che oggi è il Roald Dahl Day, così ecco la recensione di un romanzo sorprendente, inedito in Italia.
Se siete uno di quegli adulti che amano Roald Dahl per le sue storie per bambini, se siete uno di quegli adulti che ritiene Il GGG il più bel libro mai scritto in assoluto, allora state lontani da Lo zio Oswald: potrebbe non piacervi.
Il romanzo di Dahl, fino a qualche tempo fa ancora inedito in Italia, aggiunge un nuovo tassello alla sua produzione per adulti, fatta molto di racconti di ogni genere, dall'orrore al mistero al fantastico, tutti però con una certa ironia. E Lo zio Oswald non ne è esente, ma ciò che vuole mettere alla berlina è un argomento di cui si tende a parlare molto poco, o forse anche troppo in altri contesti, ma in ogni caso sempre a sproposito: il sesso.
L'attività intrapresa da Oswald Cornelius è tutto fuorché ineccepibile: è al limite della truffa e ha come unico obiettivo quello di far guadagnare Oswald sfruttando uno degli istinti più incontrollabili del genere umano, grazie a delle magiche pilloline rosa che ricordano molto delle magiche pilloline azzurre diffuse ai giorni nostri. Queste sono ricavate da un particolare coleottero sudanese, Lytta vesicatoria, noto sin dall'antico egitto e utilizzato sia come medicinale, sia come afrodisiaco, ma anche come veleno:
A medici e curatori vari è apparso subito chiaro che la differenza tra la dose efficace per ottenere effetti afrodisiaci e quella mortale, o comunque dannosa, è in realtà minima.
(...) La dose mortale per un adulto è di circa 30 milligrammi.(1)
Quella delle pillole afrodisiache non è però un'idea innovativa (è geniale la commercializzazione ma non la creazione): di pillole afrodisiache, infatti, si parla sin dal XV-XVI secolo sulle pagine del testo indiano Ananga Ranga, dove è presente anche una ricetta per realizzare delle pillole afrodisiache utilizzando zafferano, noce moscata e semi di coriandolo(1). Più nuova è quella della banca del seme: considerate che il romanzo è del 1979 e che appena due anni prima aveva aperto la banca del seme della California.
Nel complesso, però, non sono tanto le idee e la loro freschezza a colpire, quanto l'utilizzo piuttosto disinvolto di queste due idee, o la loro distorsione, che anticipa la distorsione che sarebbe avvenuta nei decenni futuri (rispetto a Dahl). Il romanzo è comunque leggero, gradevole e veloce, nonostante dei 26 capitoli di cui è costituito, ne ho letti solo 25: ho saltato quello con Einstein, per una certa forma di rispetto verso il grande fisico teorico. A maggior ragione considerando che la descrizione di Picasso mi è sembrata estremamente aderente al personaggio.
Roald Dahl: Storie ai meno giovani
(1) Christian Ratsch, Le piante dell'amore

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