Stomachion

sabato 3 novembre 2012

L'enigma della vita di Turing

Francesca Riccioni è laureata in fisica e ha pensato bene di partecipare al Master in Comunicazione della Scienza della Sissa. Durante quel periodo, prima della pubblicazione della sua testi di master, Comunicare la simulazione numerica, ha anche al suo attivo un breve articolo sul Journal of Science Communication, History, science and society. Research on science in Italy in the modern and contemporary world. La vedete in questa foto scattata da una persona nel pubblico, al lato destro della foto (mentre in prima fila vedete di spalle Tuono Pettinato, in arte Andrea Paggiaro, o forse è l'inverso...)
E' anche, nel caso non lo sapeste, la scrittrice di Enigma. La strana vita di Alan Turing, romanzo a fumetti uscito nei giorni di Lucca Comics 2012 per la Rizzoli/Lizard, e ho avuto modo di fare con lei e un po' anche con Andrea un paio di chiacchiere così, senza approfondire nulla di più sul volume, trovandoli entrambi simpatici e disponibili. Ovviamente la mia copia del volume è firmata dal tonante con un bel Turing sognante disegnato nella prima pagina, giusto poco sopra il bollino della SIAE. Con Francesca invece abbiamo scambiato un paio di parole soprattutto il giorno dopo, quando in una pausa (per lei) dalle sessioni di firme e presenza nello stand della Rizzoli, l'ho incontrata all'esterno del tendone dentro cui mi stavo infilando insieme con Frieda (proprio quella di Wikipedia!) e lì ci siamo confrontati un po' e sono rimasto con questa sensazione: in fondo i fisici, fino a che non vengono coinvolti dai pensieri gerarchici della vita accademica, pensano alla scienza più o meno allo stesso modo. E questo perché ci sono alcuni dettagli nella storia di Riccioni e Pettinato che mi hanno particolarmente colpito.
Sappiamo tutti che Turing si è interessato alle più disparate curiosità scientifica, come già rilevato da David Leavitt ne L'uomo che sapeva troppo (libro che secondo me ha fatto da traccia principale a tutto il romanzo: chiederò appena possibile per conferma), ed è dunque molto difficile concentrarsi su alcuni punti cardine della vita di Alan, in particolare quelli dedicati alla ricerca, però ne esistono in particolare tre che probabilmente lo identificano in maniera completa: i numeri computabili da cui si giunge alla definizione della macchina di Turing e in una evoluzione successiva alla definizione di intelligenza artificiale; la sfida contro la macchina cifrante nazista Enigma; lo studio sull'origine dei pattern bilogici. Francesca, molto abilmente e seguendo esattamente la cronologia biografica di Turing, è riuscita a dare fluidità a questi punti cardine, che poi sono gli stessi che guarda un po' il caso ho esplorato nella mia biografia di Turing, aggiungendo però anche due forti immagini, una delle quali già presente anche nel già linkato Ritratto.
Tutto comincia da un mattoncino.
Il mattoncino incontra altri mattoncini e assieme si combinano uno accanto all'altro.
E formano le cose.
L'immagine dei mattoncini è abbastanza tipica per una visione moderna della programmazione. Ad esempio possiamo immaginare un qualsiasi framework come una collezione di mattoncini da utilizzare, mettere insieme in collegamento (più o meno diretto) per costruire oggetti più gradi che o possono fare cose o combinarsi a loro volta per costruire oggetti ancora più grandi e così via. Questa immagine, che in un certo senso semplifica il concetto di programmazione a oggetti (in effetti sto pensando a un'altro paio di immagini che potrebbero rendere il quadro ancora più completo e preciso), è importante per comprendere il modo di pensare di Turing tanto quanto la prima scena di vita reale che viene mostrata dai due autori, che segue subito dopo alle fantastiche elucubrazioni del grandissimo matematico inglese: una partita di hockey su prato. Questa partita riprende e spiega l'illustrazione della madre di Turing intitolata L'hockey, ovvero Guardar crescere le margherite (fonte immagine)
L'importanza dei mattoncini, poi, sarà ribadita successivamente quando verranno ripresi per raccontare le prime elucubrazioni turingiane intorno all'intelligenza artificiale, all'alba dello scoppio della Seconda Guerra mondiale.
L'altro punto cardine, invece, è l'ossessione di Turing nei confronti di Biancaneve e i sette nani, il primo film animato di Walt Disney. La visione del film arriva in un momento fondamentale della vita di Alan: il geniale matematico ha infatti lasciato da poco gli Stati Uniti, dove era andato a trovare Alonzo Church, giunto separatamente alle sue stesse conclusioni per quel che riguarda le macchine automatiche, rifiutando la proposta di diventare assistente di John von Neumann. E' dunque in un'Europa ormai a un passo dall'entrare in guerra che Turing andrà a vedere questo primo lungometraggio disneyano: i due autori scelgono una interpretazione del Turing spettatore bella e partecipata e, soprattutto, ne faranno un punto cardine della narrazione successiva riguardante la Seconda Guerra Mondiale. Adolf Hitler, infatti, verrà trasfigurato nella cattiva regina Grimilde, mentre il gruppo di crittografi cui viene messo a capo Turing viene rappresentato come i sette nani disneyani. Deliziosa, poi, la rappresentazione, in una paginetta e mezza, del rapporto di Alan con la collega Joan Clarke: ricorda Leavitt che molti pensarono che la Clarke sarebbe diventata ben presto la signora Turing, o qualcosa del genere, e il loro rapporto era, in effetti, molto forte, come anche mostrano Riccioni e Pettinato. D'altra parte Turing era un omosessuale più o meno esplicitamente dichiarato, e questo, in una bellissima scena in stile Peanuts, porta il crittoanalista a dichiarare alla sospirante Joan:
Per me sei un maschio ad honorem!
che poi è il miglior complimento che Turing potesse immaginare di fare a una donna.
Stuzzicante, poi, la rappresentazione della sfida tra Enigma e il suo avversario britannico Colossus, la macchina crittoanalitica costruita dal team di Turing: i due dispositivi vengono rappresentati da Pettinato come due robot giganteschi in una battaglia che evidentemente ricorda molto da vicino i mecha manga (che per i non esperti sono i manga con i robot protagonisti, come ad esempio Ufo Robot o Mazinga Z o ancora Evangelion in tempi più recenti).
Il finale, infine, dopo aver proposto un po' di ipotesi sui motivi che hanno portato alla decisione di Turing di suicidarsi con una mela avvelenata, è abbastanza scontato, ma non in termini negativi, anzi positivi, perché vuol dire che lo spirito essenziale di tutto il romanzo è realmente compreso e recepito dal lettore: le due pagine conclusive, infatti, sono un concentrato di quella che è realmente l'essenza di Alan Turing e della sua vita.

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